mercoledì 11 maggio 2016

Boicottaggio test INVALSI 2016 (volantini da scaricare creati dall'Unione degli Studenti)

L'Unione degli Studenti, unitamente alla Lettera degli studenti ai docenti, di cui abbiamo già parlato, ha diffuso semplici volantini per ricordare a tutti le modalità per opporsi alla somministrazione dei test INVALSI. 



giovedì 5 maggio 2016

Con l'Unione degli Studenti e contro i test Invalsi: stop allo studente-numero

È partita anche quest’anno la sacrosanta campagna per boicottare i test Invalsi che si svolgeranno il 12 maggio. Tra i più motivati e accesi sostenitori della battaglia anti-Invalsi troviamo ancora una volta le ragazze e i ragazzi dell’Unionedegli Studenti, capaci di un’azione sapiente, coordinata e realmente meritevole del più ampio sostegno possibile.
L’Unione degli Studenti ha diffuso una Lettera ai docenti per lottare assieme contro i test Invalsi, in cui non solo si invita a boicottare i test, ma si invitano i docenti in quelle ore a intavolare con i ragazzi un dibattito sul tema della valutazione.

Nella lettera si legge una sentenza definitiva contro la valutazione numerica:
La scuola che boccia, che esclude e che costringe il campo della valutazione ad un singolo numero, ha fallito e non ha un riscontro positivo nelle classi e tra noi studenti.
Ma si aggiunge anche la proposta di una nuova visione della valutazione, una valutazione narrativa:
Noi da anni pensiamo a qualcosa di diverso e tentiamo di immaginare una valutazione alternativa che non serva solo a schedare e a banalizzare il percorso formativo riducendolo ad un singolo numero. È proprio per tutto questo che proponiamo una valutazione narrativa che consideri complessivamente lo studente con il suo bagaglio culturale, le sue passioni, le sue attitudini, le sue potenzialità e i suoi miglioramenti. Vogliamo che la scuola ci stimoli, ci aiuti e ci sostenga, non vogliamo che ci classifichi e che ci abitui alla competizione, all’individualismo e al conformismo, non vogliamo una scuola attenta solo al risultato finale e non al percorso conoscitivo ed educativo. Non vogliamo essere schedati, né essere considerati solo numeri, ma vogliamo essere valutati per quello che siamo e che sappiamo.
Infine, ecco l’appello ai docenti per unire le forze:

Cari docenti, vi chiediamo di costruire con noi prima e durante il 12 maggio momenti di dibattito, perché riteniamo imprescindibile condurre questa battaglia insieme. Siamo le studentesse e gli studenti che ogni giorno vedete crescere davanti ai vostri occhi; siamo le studentesse e gli studenti che pretendono che la scuola pubblica fornisca loro competenze critiche e non solo abilità quantificabili e nozioni; siamo le studentesse e gli studenti che ogni giorno interrogate nelle vostre classi su materie per nulla attinenti con questi test INVALSI. Crediamo che una valutazione del sistema per individuarne le lacune sia necessaria, ma per noi la valutazione è un’altra cosa: non una schedatura, ma una presa di coscienza e responsabilità collettiva; non il criterio per assegnare premi o formulare assurde frasi fatte sul divario nord/sud, ma un dato per promuovere scelte politiche di inversione di tendenza. Vi chiediamo di discuterne con noi nelle classi quando consegneremo le prove in bianco, trasformando le ore dedicate al test in ore di dibattito propositivo sulla nostra idea alternativa di scuola.


Ancora una volta, l’Unione degli Studenti mostra di avere una visione assai più evoluta rispetto a quella di chi governa il Paese. La proposta di una valutazione narrativa è un primo grande passo per uscire fuori dalla dittatura della valutazione e dell’ottusa meritocrazia. 

Invitiamo tutti i docenti libertari a trovare punti di contatto con l’Unione degli Studenti, per unire realmente tutti coloro che si oppongono alla scuola-carcere contemporanea. Sono questi giovani la nostra speranza per un futuro libero dall'attuale schiavitù produttivistica. Il 12 maggio non lasciamoli soli.
Antonio Saccoccio



giovedì 4 febbraio 2016

Le sette lezioni di John Taylor Gatto: 7. Non ci si può nascondere

7. NON CI SI PUÒ NASCONDERE

La settima lezione che insegno è che non ci si può nascondere. Io insegno ai bambini che sono sempre tenuti d’occhio, che ognuno è sorvegliato costantemente da me e dai miei colleghi. Non esistono spazi privati per i bambini, non esiste del tempo privato. Il cambio di classe dura trecento secondi per mantenere a livelli bassi la socializzazione indiscriminata. Gli studenti vengono incoraggiati a spettegolare su loro stessi o anche sui propri genitori. Naturalmente io incoraggio i genitori anche a prendere nota della cocciutaggine del proprio figlio. Una famiglia addestrata a fare la spia su se stessa è improbabile che nasconda eventuali segreti pericolosi. Io assegno un tipo di istruzione allargata chiamata “compiti a casa”, di modo che l’effetto della sorveglianza, se non quella stessa sorveglianza, si rechi nella sfera privata delle famiglie, dove gli studenti altrimenti potrebbero usare il tempo libero per imparare qualcosa di non autorizzato da un padre o da una madre, esplorando, o facendo pratica da qualche persona saggia del vicinato. La slealtà nei confronti dell’idea di istruzione è un diavolo sempre pronto a trovare un lavoro per mani oziose. Il significato della sorveglianza costante e della negazione della privacy è che non si può aver fiducia di nessuno, che la privacy non è lecita. La sorveglianza è un antico imperativo, sposato da certi pensatori influenti, una prescrizione fondamentale messa per iscritto nella Repubblica, nella Città di Dio, nell’Istituzione della religione cristiana, nella Nuova Atlantide, nel Leviatano, e in un mucchio di altre opere. Tutti questi uomini senza figli che scrissero questi libri scoprirono la stessa cosa: i bambini devono essere controllati da vicino, se si vuole mantenere una società sotto uno stretto controllo centrale. I bambini seguiranno un percussionista solitario se non si riesce ad inserirli in una banda uniformata.

John Taylor Gatto