mercoledì 9 marzo 2011

I frutti della valutazione scolastica: slealtà, scarso apprendimento, ansia, depressione, produttivismo

Da anni ci esprimiamo criticando fortemente la deriva valutazionista della scuola. In un paragrafo di quello che doveva diventare il Manifesto della Scuola Net.futurista, avevamo indicato nella valutazione una delle criticità fondamentali (tanto che entrò a far parte anche del manifesto generale del 2008). Per anni abbiamo continuato a riflettere sulle possibilità di una scuola d'avanguardia, senza riuscire mai a completare quel manifesto (e presto ne esamineremo le ragioni). Ma è significativo che l'unico paragrafo in qualche modo compiuto sia stato quello sulla valutazione.
Probabilmente senza valutazione, la scuola avrebbe ancora un senso. Provate un attimo ad immaginare una scuola in cui nessun prodotto o prestazione viene trasformato in voti. Basterebbe sostituire alla valutazione continua una serie di opinioni, critiche, consigli, esempi. Immaginiamo un contesto simile e le conseguenze. Cosa accadrebbe?
1. Il rapporto alunno-professore diventerebbe meno teso, più amichevole, più sincero. Non ci sarebbero più tentativi dell'alunno di fregare il professore (compiti copiati, scaricati dal web, etc.), nè del professore di fregare l'alunno (perchè anche questo accade, e non raramente!). La slealtà avrebbe poche ragioni di esistere.
2. Studiando non in funzione del voto, l'alunno sarebbe portato a studiare solo per passione, generando così un apprendimento reale, e non puramente formale e destinato a svanire nel giro di qualche giorno/settimana.
3. Scomparso il voto, scomparirebbero automaticamente le conseguenze aberranti che porta assai spesso con sè: paure, stress, ansia, depressione. Su questo problema dell'ansia scolastica occorre riflettere maggiormente. Ci sono varie scuole di pensiero che occorre stroncare rapidamente. C'è il professore che semplicemente ignora e fa finta di ignorare l'ansia che provoca con il suo atteggiamento da giudice inquisitore. C'è chi invece nota l'ansia, ma attribuisce la colpa a chissà quale stato di insufficienza mentale degli alunni. Su queste due categorie non vale la pena neppure di discutere, tanta è la pena (!) che ci fanno i signori che le sostengono.
Ma c'è un'ultima scuola di pensiero, indubbiamente più evoluta delle prime due, ma che va contrastata con altrettanta convinzione. C'è infatti chi sostiene che gli alunni debbano affrontare questi stress perchè la vita stessa è stressante, e quindi la scuola in questo modo prepara alla vita futura! Ora, è vero che questa è l'unica risposta significativa che oggi come oggi si può dare ad uno studente ansioso per tranquillizzarlo almeno un po'. Ma è altrettanto vero che quella è una risposta di difesa, un palliativo, e noi abbiamo invece il compito di trovare soluzioni reali. E' certamente vero che la vita oggi è ricca di stress, di ansia e di depressione, ma noi non abbiamo il compito di rendere l'ambiente scolastico ricco di ansia e depressione per renderlo simile al mondo. Se il mondo non ci piace, noi abbiamo il compito di migliorare il mondo, e magari partendo proprio dalla scuola. Se la scuola ci abitua ad accettare la nostra condizione d'ansia, stress e depressione, cosa ci aspetta per il futuro? Una vita d'ansia, stress e depressione, senza dubbio.
4. La valutazione porta con sè l'idea della misurazione, della competizione, e quindi del produttivismo. Questa idea di misurare a tutti i costi ogni cosa è in funzione di una mentalità ormai profondamente orientata alla produzione e al consumo. Anche in questo caso la scuola non è altro che un braccio armato dello Stato, preparando le giovani leve in modo il più possibile omogeneo e tranquillizzante. Anche in questo caso occorre opporsi ad un sistema che viene dato per scontato, e che invece è il frutto di una visione del mondo mediocremente adagiata sulla sofferenza, il dolore, la paura.

Antonio Saccoccio