sabato 15 gennaio 2011

La scuola-carcere: dal futurismo al situazionismo

L'assunto centrale di Giovanni Papini, nel suo Chiudiamo le scuole del 1914, era che la scuola non potesse insegnare nulla di buono, perchè rinchiudeva i ragazzi in un carcere in cui mancava la prima condizione per un sano apprendimento: la libertà.
Assai significativo è trovare, nell'incipit di un altro testo d'avanguardia contro la scuola (questa volta scritto alla fine del secolo scorso), la medesima metafora del carcere.
Si tratta dell'Avviso agli studenti di Raoul Vaneigem, scrittore e filosofo situazionista ancora vivente.
Leggiamo le prime due frasi di questo illuminante testo:
La scuola è stata, con la famiglia, la fabbrica, la caserma e accessoriamente l'ospedale e la prigione, il passaggio ineluttabile in cui la società mercantile piegava a suo vantaggio il destino degli esseri che si dicono umani.

Il governo che essa esercitava su nature ancora appassionate delle libertà dell'infanzia l'apparentava, infatti, a quei luoghi poco propizi alla realizzazione e alla felicità che furono - e che restano in diversa misura - il recinto familiare, l'officina o l'ufficio, l'istituzione militare, la clinica, le carceri.

Rileggiamo ora l'incipit di Papini:
Diffidiamo de' casamenti di grande superficie, dove molti uomini si rinchiudono o vengono rinchiusi. Prigioni, Chiese, Ospedali, Parlamenti, Caserme, Manicomi, Scuole, Ministeri, Conventi. Codeste pubbliche architetture son di malaugurio: segni irrecusabili di malattie generali. Difesa contro il delitto - contro la morte - contro lo straniero - contro il disordine - contro la solitudine - contro tutto ciò che impaurisce l'uomo abbandonato a sé stesso: il vigliacco eterno che fabbrica leggi e società come bastioni e trincee alla sua tremebondaggine.
Sembra incredibile, a distanza di ben 80 anni, ritrovare gli stessi accostamenti (scuola-carcere-ospedale-caserma) in testi che si ripropongono obiettivi tanto simili. Eppure questo è significativo per definire lo stato di totale impaludamento dell'istituzione scolastica.
L'accusa del futurista Papini, elaborata nei primi decenni del Novecento, si sposa con quella del situazionista Vaneigem, diffusa nell'ultimo decennio del secolo.
La cultura d'avanguardia ha sempre sferrato i suoi attacchi contro la scuola in modo perentorio. La scuola è il primo freno per qualsiasi tentativo di innovazione.

Leggiamo ancora Vaneigem:
La scuola ha forse perso il carattere ributtante che presentava nel XIX e XX secolo, quando rompeva gli spiriti e i corpi alle dure realtà del rendimento e della servitù, facendosi gloria di educare per dovere, autorità e austerità, non per piacere e per passione? Niente è meno certo, e non si potrà negare che sotto l'apparente sollecitudine della modernità, numerosi arcaismi continuano a scandire la vita di studentesse e studenti.

L'impresa scolastica non ha forse obbedito fino ad oggi a una preoccupazione dominante: migliorare le tecniche di ammaestramento affinché l'animale sia redditizio?

Ecco centrato lucidamente il bersaglio. La scuola educa con il dovere e l'autorità, invece di educare attraverso il piacere e la passione. Non ci sono giri di parole. Non c'è bisogno di argomentazioni sofisticate. La triste realtà è alla portata di tutti. La scuola compie un errore gravissimo attribuendo valore ai principi del dovere e dell'autorità, mentre demolisce integralmente la capacità di appassionarsi e di cercare piacere. Si ammaestra l'animale, non si lascia evolvere l'essere umano.
E allora la naturale conseguenza:
Nessun ragazzo supera la soglia di una scuola senza esporsi al rischio di perdersi: voglio dire di perdere questa vita esuberante, avida di conoscenze e di meraviglie, che sarebbe così esaltante nutrire, invece di sterilizzarla e farla disperare con il noioso lavoro del sapere astratto. Che terribile constatazione quegli sguardi così brillanti di colpo sbiaditi!

Chiunque abbia presente quegli sguardi vivaci trasformati dalla scuola in sguardi annoiati, demotivati, spenti, aggravati, non può non desiderare la fine della scuola. La scuola si configura oggi come la più grande imbecillità mai partorita dall'uomo. Miliardi di bambini e ragazzi costretti dalla stupidità statale a perdere ore e ore di vita e forse l'intera giovinezza nello sterilissimo studio scolastico.

Ecco quattro muri. Il consenso generale decide che, con ipocriti riguardi, vi saremo imprigionati, costretti, colpevolizzati, giudicati, onorati, puniti, umiliati, etichettati, manipolati, vezzeggiati, violentati, consolati, trattati come aborti che questuano aiuto e assistenza. Di che cosa vi lamentate? obbietteranno gli autori di leggi e decreti. Non è forse il modo migliore di iniziare i novellini alle regole immutabili che reggono il mondo e l'esistenza? Senza dubbio. Ma perché i giovani dovrebbero ancora accontentarsi di una società senza gioia e senza avvenire, che gli stessi adulti sopportano ormai rassegnati, con un'acrimonia e un malessere crescenti?

Una scuola dove la vita si annoia insegna solo la barbarie.

L'avanguardia lotterà sempre contro la scuola che mortifica la vita e l'autonomia individuale, contro la scuola maestra d'autoritarismo e servilismo.

Antonio Saccoccio

3 commenti:

  1. "Chiunque abbia presente quegli sguardi vivaci trasformati dalla scuola in sguardi annoiati, demotivati, spenti, aggravati, non può non desiderare la fine della scuola."

    Eccolo qui, Antonio, il motore che mi spinge a cercare un'alternativa: sono proprio quegli occhi. E quei sorrisi stanchi e rassegnati. I ragazzi sono vita e luce, forza e curiosità, passione. Noi non siamo nessuno per volerli uccidere. Dobbiamo solo prenderli per mano e lasciarci guidare da loro, ci indicheranno la strada. E saranno sempre loro a farci capire quando hanno bisogno di noi e delle nostre conoscenze, che noi non dovremo passare come acqua in una brocca, ma condividere con loro in un gioco di scambio continuo e positivo per tutti.

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  2. Se l'argomento ritorna sempre, anche a distanza di parecchi anni, è perchè la descolarizzazione non è una necessità recente; eppure è sempre più urgente, perchè la scuola non può tener fronte ai cambiamenti della nostra epoca.
    Ormai è solo questione di tempo.

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  3. @Loretta, stiamo parlando di umanità. Chi si sente a suo agio a stirare i ragazzi a quell'età ha semplicemente una sensibilità crudelissima.
    LA VITA NON è DOLORE.

    @Stex, tutta l'avanguardia critica aspramente la scuola. Dobbiamo portare l'attacco finale. Noi abbiamo i mezzi per farlo. Avanti!

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